Tra i numerosi indici che possiamo utilizzare per l’analisi di bilancio, ed in particolare per l’analisi finanziaria, lo Z-Score ricopre senza dubbio un posto di rilievo.
Un metodo statistico utilizzato per formulare una previsione sul rischio di insolvenza di un’azienda, la cui versione originale è stata pubblicata dal professor Edward Altman nel lontano 1968.
Nonostante negli anni sia stato rivisto e aggiornato, il modello di calcolo dello Z-Score risulta ancora oggi molto diffuso. Parte della sua longevità è dovuta all’accuratezza dimostrata nel tempo, ma anche alla sua semplicità di calcolo, utilizzabile anche per i non addetti ai lavori.
Vediamo allora insieme più nel dettaglio di cosa si tratta e soprattutto come calcolarlo e quando utilizzarlo.
Cos’è lo Z-Score?
Lo Z-Score è un metodo statistico, uno strumento che ha l’obiettivo di assegnare una percentuale di probabilità ad un dato fenomeno, nel nostro caso il rischio di fallimento.
Più nello specifico, parliamo di una “analisi discriminante”, che va ad associare l’impresa oggetto di analisi ad uno tra diversi gruppi (nel nostro caso, imprese finanziariamente solide ed imprese insolventi).
Tale discriminante si basa su parametri ricorrenti e comuni a tutte le aziende.
Hai capito di cosa stiamo parlando? Esattamente degli indici di bilancio.
Lo Z-Score si basa infatti sull’assegnazione di un “peso”, un punteggio (da cui il concetto di “scoring”) a 5 indici di bilancio. Dalla media ponderata di tali indici, otterremo un valore unico di sintesi.
Il valore dello Z-Score oscillerà tra diverse soglie di rischio, definite sempre da Altman nei suoi studi: un valore inferiore a 1,8 indica un probabile rischio di insolvenza dell’impresa, mentre valori superiori a 2,9 sono indice di una buona solidità finanziaria.
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Z-Score: come calcolarlo
Procediamo ora al calcolo dello Z-Score, facciamo un esempio.
Innanzitutto, dobbiamo calcolare i 5 indici di bilancio nel periodo di riferimento. Tali indici sono:
- Capitale Circolante Netto / Totale Attivo
- Riserve di utili / Totale Attivo
- Reddito Operativo (o EBIT) / Totale Attivo
- Patrimonio Netto / Totale Debiti
- Ricavi di Vendita / Totale Attivo
Dopodiché, moltiplicheremo ciascuno degli indici con il suo “punteggio” standard di riferimento. Dalla somma di tutti questi elementi deriverà il valore di sintesi dello Z-Score, come nello schema qui sotto:
Eccoti un esempio, potremmo riscontrare questi valori per gli indici di bilancio:
In questo caso, risulterebbe un valore dello Z-Score pari a 2,21, superiore alla soglia di rischio e potremmo quindi riscontrare una situazione non troppo allarmante (ma nemmeno positiva) dal punto di vista finanziario.
Nel corso degli anni, sono stati definiti diversi modelli di calcolo, con differenti parametri, sia per quanto riguarda gli indici che per quanto riguarda i pesi utilizzati , da applicare in differenti situazioni.
Fra questi, troviamo interessante quello sviluppato da Bottani, Cipriani e Serao (nel 2004), in merito alle PMI Italiane, che operano in un tessuto imprenditoriale senza dubbio diverso rispetto alle grandi “corporations” cui era abituato Altman.
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Quando utilizzare lo Z-Score?
Oltre alla semplicità di calcolo ed alla sua diffusione, lo Z-Score sembra darci anche un senso di “completezza” di analisi. Non dobbiamo però farci trarre in inganno e ricorrere in modo eccessivo a tale indice: vediamo insieme il perché di questa affermazione.
Per prima cosa, non possiamo certo limitarci all’analisi di un solo indicatore, nonostante si tratti di un indicatore composito. Come noto, una corretta analisi di bilancio deve comprendere una molteplicità di indici sotto diverse prospettive: economica, patrimoniale e finanziaria.
Inoltre, stiamo pur sempre parlando di un metodo statistico, non c’è dunque certezza di previsione, ma solo una “ragionevolezza” di stima.
Infine, i metodi di analisi del rischio sono più evoluti rispetto agli anni ’60 del secolo scorso. Ora le imprese hanno a disposizione tecniche e strumenti (anche informatici) più performanti, in grado di fornire non solo uno “scoring” (ossia un punteggio statistico), ma un vero e proprio rating, che include anche analisi e giudizi qualitativi.
Possiamo tuttavia continuare ad utilizzare lo Z-Score in numerosi contesti, per esempio:
- Farci un’idea veloce – e non esaustiva – dello stato di salute di un’impresa;
- Includere lo Z-Score in un insieme di indicatori (economici e non), al fine di valutare i nostri fornitori ed elaborare un “vendor rating”;
- Fare un benchmark con i principali concorrenti;
- Valutare un insieme molto ampio di imprese, ad esempio una base clienti, per farci un’idea preliminare del rischio complessivo, prima di passare la pratica a società specializzate per definire l’assegnazione di un fido o per l’assicurazione dei crediti.
Con poche righe abbiamo cercato di introdurti lo Z-Score, cos’è, come si calcola e come utilizzarlo.
Senza la pretesa di essere stati esaustivi, se vuoi saperne di più su come poter applicare lo Z-Score nella tua impresa, contattaci, noi di Impronta siamo qui per aiutarti.